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Michael Lerjen-Demjen e Jorge Ackermann hanno fallito nel loro tentativo di aprire una nuova via in inverno sul Fitz Roy in Patagonia.

Poco prima che Stephan Siegrist, Thomas Senf e Ralf Weber riuscissero nella loro invernale al Cerro Stanhardt in Patagonia, il loro connazionale Michael Lerjen-Demjen e il giovane alpinista argentino Jorge Ackermann si trovavano pochi chilometri a nord del Fitz Roy impegnati, con condizioni difficili, nel tentativo di aprire una nuova via in inverno sul Fitz Roy.

Arrivati a El Chalten il 14 giugno, i due alpinisti hanno preso di mira una linea che avevano già iniziato l’estate scorsa a sinistra della via Ferrari ma che, dopo 8 tiri, erano stati costretti ad abbandonare. Motivati dalla sfida di arrampicare completamente da soli in inverno, il 26enne Lerjen-Demjen e il 25enne Ackermann hanno trasportato i 30 kg di materiale oltre il Passo Superiore fino alla base della parete per poi salire tiri di misto per raggiungere la parete principale. Dopo 14 ore di scalata hanno trascorso la prima notte nel loro portaledge, e il giorno successivo sono riusciti a salire soltanto 3 tiri di difficile artificiale fino all’ A3 che li hanno impegnati per 10 ore. Stessa storia il giorno successivo: altri 3 tiri in 14 ore per raggiungere la “Cengia della speranza” che, come suggerisce il nome, avrebbe dovuto portare verso terreno più facile. A questo punto però, dopo la segnalazione di Rolando Garibotti riguardo una fortissima tempesta in arrivo, i due hanno deciso di non rischiare oltre e sono scesi dopo aver salito complessivamente 10 tiri con difficoltà fino all’ A3, M4-5.

Lerjen-Demjen ha così commentato l’avventura: “Ci siamo calati lungo la via sui dadi, raggiunto il crepaccio terminale eravamo molto sollevati, il tempo era ancora OK ed eravamo sicuri che avremmo raggiunto il Passo Superiore! Ci siamo guardati indietro per l’ultima volta, entrambi con un sorriso sulle labbra. Non avevamo mai litigato, era stato fantastico, su questa parete, da soli, in inverno, avevamo dato tutto quello che potevamo dare, abbiamo apprezzato il limite totale della natura. Questa è stata la mia miglior esperienza in montagna, quello che stavo cercando, questo silenzio, lo stesso che altri alpinisti avevano vissuto 70 anni prima di noi! Ero felice e lo era anche Jorge, eravamo una squadra che, nonostante la mancata cima, si sentiva soddisfatta, più soddisfatta che su qualsiasi altra vetta. Avremmo potuto salire molte altre vie normali in questo periodo, ma abbiamo scelto l’avventura. Ed è certamente valsa la pena!”

Per la cronaca i due, che poco dopo hanno salito in 3 ore l’Aguja Guillaumet, sono intenzionati a tornare in Patagonia questo novembre per finire la via.

 

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New Budget Airlines

August 23, 2019 | News | No Comments

D.I.Y. Air

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This no-frills airline gets you where you want to go, so long as it’s in or around Belarus. You’ll also need to bring your own food, seat cushion, oxygen mask, and, for those flying in basic economy, flight crew. This crafty airline further cuts costs by occasionally allowing passengers to help out with basic tasks—like repairing the wing that will definitely come apart mid-flight.

Newark Air

An affordable option for those flying into New York City. The ticket price unfortunately does not include cab fare from Newark Airport into Manhattan, which will cost you more than the flight itself.

Dunkelhansa

This German airline is popular for its cheap flights to Europe and keeps its fares low by hiring philosophy grad students as flight attendants. Snack-and-beverage services have been replaced by conversations about nihilism. Your seat-pocket reading is just a mirror with which to face your own existential dread as you realize that air travel will never be both cheap and comfortable. (No Wi-Fi.)

Patreon Air

You pay what you can per month. In-flight entertainment is a newsletter that your friend writes semi-regularly and that you’re also paying a hundred dollars a month for.

Rx Air

Owned by a massive pharmaceutical company, Rx Air offers luxury amenities and nonstop flights for less than a hundred dollars. By purchasing a ticket, passengers have implicitly consented to participating in clinical drug trials. Rx Air is the only airline that has given canine flu to humans along with first-class seats at economy prices. Enjoy that extra legroom (if you can still feel your legs after all the injections)!

Three Kids in a Trenchcoat Airlines

A low-cost air service that’s part of the Southwest Airlines family. The flights are so cheap because all of the employees are just three kids stacked on top of each other in a trenchcoat. (You must pay extra for luggage.)

Amazon Prime Air

Same-day arrival guaranteed. There is no first class or even an economy class, because you’ll be riding in a cargo plane with Amazon Prime packages and also delivering the packages. Oh, and you’re an Amazon employee now. There is no food or water on board, but you will get to watch all episodes of “The Marvelous Mrs. Maisel” for free (only if you sign up for Amazon Prime).

Jet Zoo

This pet-friendly airline provides exceptional service to humans and wild animals. You’ll love the expansive seats and Noah’s Ark atmosphere. Check in early or your seatmate will be a hungry Siberian tiger.

Karaoke Air

You pay extra for food and drink, but all karaoke song requests are free. And, although the fuel-efficient aircraft gets you to your destination on time, your flight will feel twice as long when you hear “Don’t Stop Believin’ ” for the twentieth time in a row.

Fly Bieber

Justin Bieber hasn’t produced a single in a while, because he’s been too busy learning how to fly a plane. Flights are surprisingly entertaining, and you can see this airline lasting a very long time in the industry, despite what the haters say.

Oceanic

It’s the airplane from the TV show “Lost.” Flights seem to take forever, and it often feels like the pilots have no idea where they’re going. In the end, you’ll find out you were just in purgatory the entire time. But, on the plus side, easy-to-navigate Web site!

Air Bud

Ain’t no rule says a dog can’t fly a plane.

Partenza per il The North Face Kalymnos Climbing Festival con i big che prendono le misure della Project Competition. L’atmosfera è già quella giusta: arrampicata mediterranea, roccia (fantastica, sole, mare e gioia di esserci. Il report dai nostri “climber per caso” Nicoletta Costi e Nicola Noè.

È una giornata stupenda, sole, aria tersa, mare piatto come uno specchio, i colori di Kantouni distanti sotto di noi sono saturi di una luce che abbacina. La salita verso l’Olimpo dell’arrampicata è lunga, ma lassù ci attendono emozioni forti.

Alziamo lo sguardo verso l’alto. I top gialli delle ragazze e le t-shirt arancioni dei ragazzi punteggiano la parete a diverse altezze. Passato l’ultimo sperone di roccia grigia, lo spettacolo che ci si presenta è inconsueto quanto unico: gli atleti top stanno provando, salendo o flashando le vie riservate loro da Kalymnos Climbing Festival.

Come ragazzini dinanzi ad un giocattolo nuovo non sappiamo dove guardare, le linee sono meravigliose, gli atleti impressionanti nei gesti e nel tifo che si fanno a vicenda. Ci lasciamo travolgere dal gioco, assieme ad altri climber “umani” che hanno rinunciato ad una mezza giornata di arrampicata per assistere alla Project competition, questo originale evento- nell’evento.

Questo raduno infatti si svolge su una falesia nuova e tenuta segreta fino a ieri sera, chiodata tra gli altri da Jacopo Larcher e Simone Moro. La formula è accattivante e prevede quattro vie per le ragazze e quattro per gli uomini: gli atleti hanno 25’ minuti per lavorare la via e poi si effettuano tentativi liberi … ma se si cade si ritorna a terra e si lascia il posto al prossimo! Il montepremi in denaro messo in palio su ciascun progetto viene diviso tra i ripetitori di ciascuna via.

Le immagini si susseguono nei nostri occhi: Melissa Le Neve prova i movimenti con Anna Stoehr; Yuji Hirayama, Dani Andrada e Kilian Fischhuber, appena scesi dal tiro, incitano chi sta salendo, Iker Pou e Daila Ojeda si scambiano impressioni entusiaste sulla nuova falesia, mentre Gabriele riceve un meritato applauso per aver chiuso il “suo” tiro, e ancora non abbiamo esaurito la lista dei nomi celebri… L’atmosfera è rilassata, amichevole e scherzosa, eppure i gesti dell’arrampicata sono quelli da rivedere 1000 volte per poter anche solo pensare di imitarli.

E siamo solo al primo giorno, domani i top climber continueranno la loro fatica, per i climber “umani” inizia la maratona sui 350 per la categoria OPEN (fino al 7a) e 155 per la categoria BIG (dal 7a+ all’8a)!

di Nicoletta Costi e Nicola Noè

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La Prua di Valgua

August 23, 2019 | News | No Comments

Stefano Codazzi presenta la Prua di Valgua, la bella falesia di arrampicata sopra Bergamo con 23 tiri dal 4c al 7a.

Dalla passione e dalla determinazione di Stefano Codazzi a scovare nuovi terreni di arrampicata e grazie all’aiuto di tanti amici (R.Ferraris, F.Cornolti, S.Piantoni e tanti altri), ecco qua una nuova falesia per gli appassionati del verticale: la Prua di Valgua.

La parete, già esplorata in stile alpinistico negli anni 80, di ottimo calcare grigio e giallo si presenta da lontano come una grande prua che fuoriesce dal bosco, ma non lascia intendere la sua reale struttura, finche non si è alla base con il naso all’insù a guardarla : un grande pilastro di 50 m diviso a metà da un marcato e stupendo diedro, ed interrotto a destra da un grande camino.

La conformazione della roccia richiede uno stile di arrampicata diverso dalle altre pareti di Valgua, gli appigli sono spesso svasati, sfuggenti e disposti in modo bizzarro cosicché l’arrampicata a vista spesso risulta complicata , ma in compenso di grande soddisfazione.

La parete è composta da una prima fascia di roccia inclinata interrotta da una cengia oltre la quale si verticalizza per finire in strapiombo. E’ stato così possibile attrezzare nella prima fascia inclinata itinerari di 15m con difficoltà contenute (dal 4c al 5c) e protezioni ravvicinate (13 rinvii necessari), per poter consentire ai principianti e ai corsi di poter arrampicare in maniera sicura e tranquilla, proprio quello che mancava in Valgua! Dalle soste di questi tiri partono invece favolosi viaggi verticali per tutti i gusti fino a raggiungere i 40 m di sviluppo in totale (25 rinvii) e difficoltà in media intorno al 6b-6c.

In tutto si trovano 24 itinerari distinti che si possono concatenare a piacere, dato lo sviluppo della parete è necessario durante i concatenamenti avere una corda da 70 m alla destra del diedro e da 80m alla sinistra dello stesso. La falesia è nuova pertanto si raccomanda l’uso del casco a tutti!

L’attrezzatura della parete è stata possibile grazie al materiale acquistato con la colletta organizzata “per attrezzare Valgua” alla quale davvero tanti climber e amici hanno creduto dando il loro prezioso contributo e al materiale del progetto di richiodatura del 2004 in collaborazione con la Comunità Montana Valle Seriana.

La parete si raggiunge in 15 minuti dal parcheggio seguendo le indicazioni per lo Scoglio, poco prima del bivio per lo Scoglio un cartello indica di scendere a dx nel torrente ed una volta attraversato il torrente sul ponte in legno, si risale sx a prendere le corde fisse e seguendo il sentiero in breve si raggiunge la parete. L’esposizione a sud-est della parete permette di arrampicare in ombra in estate dalle 15.00. La roccia asciuga molto rapidamente.

Buone scalate e allenarsi!

Stefano Codazzi

FALESIA: Valgua

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Il video del Festival di arrampicata su ghiaccio che si è tenuto dal 4 al 6 gennaio a Kandersteg in Svizzera.

Per il 14° anno Kandersteg in Svizzera ha ospitato l’Ice Climbing Festival, l’importante raduno nell’ Oberland Bernese che ha attirato circa 1.000 ghiacciatori provenienti da tutto il mondo. Un momento interessante per toccare e parlare di ghiaccio in tutte le sue forme, con workshops, serate (con Adam Ondra, Pietro dal Prà e Stefan Glowacz) ed una gara vinta dallo svizzero Patrick Aufdenblatten (per il secondo anno consecutivo) e dall’altoatesina Barbara Zwerger.

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Il climber finlandese Nalle Hukkataival ha ripetuto Bügeleisen, il boulder di 8B+ aperto nel 2001 da Klem Loskot in Maltatal, Austria.

Nonostante le cattive condizioni meteo, il boulderista finlandese Nalle Hukkataival ha ripetuto Bügeleisen, il famoso blocco di 8B+ liberato dal fortissimo austriaco Klem Loskot nel 2001, nella bella valle austriaca del Maltatal. All’epoca della prima salita questa strapiombante, liscia lastra di roccia – da cui deriva il nome Bügeleisen, ovvero ferro da stiro – era considerata uno dei boulder più difficili del mondo ma ora Hukkataival ha fatto capire che non è solo difficile, ma anche bello, spiegando senza mezza termini: ” Bügeleisen è in realtà uno dei MIGLIORI boulder difficili del mondo.”

La ripetizione di Hukkataival è interessante per due motivi: in primo luogo, la sua dura lotta contro le prese bagnate (“Probabilmente la più epica battaglia che abbia mai combattuto con un boulder!”) che implicitamente fa pensare: se Nalle riesce a fare l’ 8B+ con condizioni proibitive, figuriamoci cosa riesce a fare quando l’aderenza è giusta. In secondo luogo, Hukkataival ha chiuso il boulder con la partenza originale, ovvero proprio come lo aprì Loskot, cioè con la partenza in piedi. L’evidente passo successivo sarebbe ora di aggiungere la partenza da seduti, che potrebbe regalare un grado ben più alto. “Ho subito fatto i movimenti della partenza seduta“ ci ha spiegato Hukkataival “ma mi sono ammalato e le condizioni erano cattive e quindi non ho mai avuto modo di provarlo.” Ora Hukkataival non si trova più nel Maltatal, gli è riuscito di ripetere il boulder proprio durante l’ultimo giorno del sua permanenza, ma senza dubbio la storia di Bügeleisen continuerà.

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Grandi climbers italiani in Spagna

August 23, 2019 | News | No Comments

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Ad Oliana in Spagna Silvio Reffo ha salito un 8c+, mentre a Siurana Jacopo Larcher ha salito il suo secondo 9a.

Grandi notizie dalla Spagna dove in questo periodo invernale le falesie ribollono di attività. E gli italiani non si tirano certo in dietro. Come avevamo anticipato, Silvio Reffo e Gabriele Moroni si trovano attualmente ad Oliana dove, dopo un breve rodaggio (leggi Picos Pardos 8b per Reffo e Paper Mullat 8b+ per entrambi), Reffo è riuscito a salire Joe Blau, "un bellissimo e lunghissimo 8c+, caratterizzato da 45 movimenti intensi di 8c, seguiti da altri 50 movimenti di grande resistenza di 8b+ su prese mai troppo piccole." Da notare che Joe Blau era stata liberta da Chris Sharma ma questa di Reffo è la prima salita dopo la rottura di una presa all’inizio della via.

L’altra falesia invernale per eccellenza è Siurana e domenica scorsa sui suoi strapiombi gialli Jacopo Larcher è riuscito nella rotpunkt della breve ed intensa Jungle Speed di Daniel Jung. Questo è il secondo 9a di Larcher ed è complettamente diverso come stile rispetto al primo, la lunghissima Southern Smoke Direct a Red River Gorge. Larcher ha impiegato soltanto 10 tentativi sparsi su 3 giorni per questa via che molti dei nostri lettori si ricorderanno perché era una di quelle citate da Adam Ondra come una delle linee che non era riescito a chiudere. A proposito di Ondra: anche il ragazzo ceco si trova ad Oliana, per tentare assieme a Sharma quel super progetto che profuma di 9b e forse di più. Ieri, appena sbarcato dall’aereo, c’è andato vicino, come d’altronde anche Sharma…

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Ivo Ferrari e la via Venti Polari, aperta sulla Punta Morasachini in Alta Val Masino da Giuseppe “Popi” Miotti, Guido Merizzi e Federico Madonna.

Se si gira l’angolo, e l’angolo non è proprio così vicino, sembra che tutto passi in secondo piano, diventi un qualcosa che non vale la pena fare, certe vie richiedono più che braccia, gambe e voglia di vedere il passato con gli occhi del presente.

Ho chiesto a parecchie persone “hai voglia” di accompagnarmi sulla Punta Morasachini, in alta Val Masino, li, nel centro del fotogenico Pilastro, Giuseppe “Popi” Miotti, Guido Merizzi e Federico Madonna prima dei “favolosi” anni ottanta tracciarono una linea naturale e elegante, una di quelle vie diventate col passare delle stagioni “per nostalgici”, il termine l’ho preso da una delle tante risposte alla mia richiesta.

E ciò è servito a stimolarmi ancora di più, giudicare senza avere appoggiato le mani, non è nel mio a pensare …

L’appuntamento è fissato per le cinque di mattina nel parcheggio dei bagni di Masino, Andrea ha accettato l’invito! Lui ci ha già provato, è salito lungo il ripido e lungo sentiero fino alla base, ma dopo due delle nove, lunghezze di corda, è stato ricacciato a valle dalla “forza” temporalesca della Natura.

…. Stiamo camminando nell’aria fresca di questa domenica di fine Giugno, lo zaino mi pesa sulle spalle, all’interno c’è di tutto, Amici e chiodi compresi …. Non fa caldo, ma questo è l’anno del fresco, dei camini accesi, della legna bruciata…

I numerosi torrentelli d’acqua che dobbiamo attraversare ci ricordano che l’inverno è stato lungo e nevoso, i fiori sono timidi e impacciati, così belli e così delicati sono strapazzati dalla meteo “strana” che in questi giorni attraversa le Alpi.

Non ci si mette poco ad arrivare alla base del Pilastro dei Venti Polari, così i primi apritori battezzarono la loro creatura verticale, il sudore si sfoga su tutto il corpo, le gambe lavorano a pieno regime …. Ma! Una volta sotto, con le scarpe nella neve, lo sguardo può ammirare contento la logica salita verso il cielo.

Quest’ anno sono più “nostalgico” del solito, ma credo che lo sarò per molto, molto tempo ancora, la mia voglia è di conoscere, di buttare nel pentolone tutto quello che ci sta, aumenta giorno per giorno, con il tempo dei fine settimana non si riempirà mai, e questo rimane L’IMPORTANTE!

La prima lunghezza visto la quota e il versante, la sento immediatamente, ogni gradazione sarebbe comunque “fredda” … tiro dopo tiro saliamo parlando e guardando il panorama lungo una serie di logiche lame e brevi passi di placca, una linea “divertente”, isolata dalla moda e dal curriculum, la roccia richiede attenzione, a volte, ciuffi d’erba disturbano l’arrampicata, è una vecchia linea e le poche ripetizioni non l’hanno certo pulita, chiodatura assente, poco più di trecento metri per poco più di tre ore di avvicinamento… il ritorno è ancora da occhi aperti e svegli, doppie su un chiodo che il mio martello ribatte accuratamente. Sono fortunato a essere un “nostalgico”.

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VENTI POLARI di GIUSEPPE “POPI” MIOTTI
A vederlo sembrava ostico e prometteva un terreno propizio a eroiche gesta su placche monolitiche; ma era anche bello, con quella sua forma di snella pera. Lo affrontai con Guido Merizzi e Federico Madonna nell’estate in cui ci dedicammo ad esplorare quella costiera, facendo anche un primo tentativo al pilastro del Singino. La salita deluse quella parte di noi che ambiva alla prestazione, ma si rivelò piacevole per quella parte che sotto sotto non disdegnava il facile travestito da impossibile. Per tutta la giornata fummo perseguitati da un implacabile vento da Nord che in qualche circostanza ci fece pensare alla fuga e il nome della salita venne facile facile. Poco prima delle Termopili c’è un sasso sulla destra del sentiero che presenta uno spigolo strapiombante (se ben ricordo) affacciato sul viottolo. Lo salimmo sulla via del ritorno abbinando una prima salita grande ad una piccola. Pertanto chi sale il Pilastro dei Venti Polari non può dire di averlo fatto se poi non supera anche il passaggio su quel masso.


IVO FERRARI 2013


24/06/2013 – Via Casarotto alla Roda di Vael: il moderno e il vecchio di Ivo Ferrari
10/06/2013 – Pareti che si chiamano Montagne, le Piccole Dolomiti
30/05/2013 – A Federico, la via sulla Presolana di Castione ti entra dentro.
27/05/2013 – Sul Pilastro Lomasti: la via Lomasti – Ricchi, di Ivo Ferrari
20/05/2013 – Via Del Risveglio sulla Parete Rossa di Catteissard
14/05/2013 – Sete d’Oriente al Castello Provenzale
17/04/2013 – Ho sentito le sirene cantare (Monte Gallo, Sicilia)
12/04/2013 – Sperlonga, l’arrampicata tra memoria e bellezza
04/04/2013 – La via Annamaria sulla Pala del Cammello
25/03/2013 – Grazie Heinz (Grill)
03/01/2013 – Hellzapoppin’, viaggio a ritroso nella storia dell’arrampicata

There is no denying that Michael Kors is a celebrated brand that has become synonymous with glamour. Collection after collection, the high-fashion label produces must-have accessories and ready-to-wear pieces that fulfil each and every one of your fashion needs – and its latest summer collection is no exception.

Featuring three versatile themes, the summer collection is one that ensures there is something for everyone. There are breezy Grecian-inspired styles, like the Eyelet Cotton Cutout dress, which pairs perfectly with the Marlon wedge; cheerful pieces like The Michael tote from the MKGO Rainbow collection, released in celebration of the 50th anniversary of gay pride; and the final offering, including an on-trend plaid boyfriend blazer and matching trouser, featuring monochromatic styles with pops of neon.

For Michael Kors friend of the brand, Australian model Jesinta Franklin, one of the highlights of the label’s summer collection is the line of Beach Club top-handle totes. Inspired by the designer’s love of the sun, sand and some of his favourite summer escapes, the collection of bags comes in an array of sorbet hues.

“I love the Tamarama Michael Kors Beach Club tote, the white is so fresh and I love that Michael Kors has featured a favourite local beach of mine,” Franklin told Vogue. “It’s the perfect size and I’m looking forward to taking it on my next vacation.”



Complete with a contemporary white trim that contrasts perfectly with the exterior of the bag, textured lettering that is created using a tufting technique, and just the right amount of space to carry all your summer necessities in, the Michael Kors Beach Club totes work perfectly with the brand’s entire summer collection.

Complete with a contemporary white trim that contrasts perfectly with the exterior of the bag, textured lettering that is created using a tufting technique, and just the right amount of space to carry all your summer necessities in, the Michael Kors Beach Club totes work perfectly with the brand’s entire summer collection.

The model confessed she’s looking forward to pairing her tote with an oversized shirt dress and a pair of sandals, a look she says is her go-to outfit for a long lunch by the sea.

“For me it’s about having good wardrobe staples that you can mix and match with each other,” she added. “With my white Tamarama Beach Club tote, I have also wrapped a patterned silk scarf around the handles for something fun for summer.”



As for what Franklin plans to carry in her favourite new tote, the model shares she can’t go anywhere without “a good book, a towel, an eco-friendly water bottle and a sun hat.”

“I like to buy handbags that are practical and classic,” Franklin told Vogue. “These totes are the perfect summer accessory because you can take it from the beach to the bar. Most beach bags or totes are just made for the beach, but the Michael Kors Beach Club totes are super stylish and glamorous that you want to take it wherever you go,” she added.

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21 of the most beautiful kitchens on Pinterest

August 23, 2019 | News | No Comments

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It is a truth universally acknowledged that no matter which room of your house a party starts in, your guests will always end up in the kitchen – usually giggling over glasses of wine while gathered around the kitchen island, picking at a leftover cheese platter.

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The kitchen is called the heart of the home for good reason; food and emotion are inextricably linked in our minds. Preparing a meal is a labour of love. Whether the occasion is a new baby or a wake, a birthday celebration or farewell, a big event or simply a Wednesday night, we honour important people in our lives with good food. Good food that we make in our kitchens.

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Australians spend huge amounts of time in their kitchens and invest a lot in them. The 2018 Houzz Home Renovation Trends Study found that kitchens are the most expensive room in the house to refurbish (with a median spend of $20,000), but they’re also the room Australians are most likely to renovate. Knocking through walls to turn an old-fashioned boxed-off kitchen into an open-plan space is incredibly popular, because it makes a home more social and interactive.

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If you’re one of the many considering a kitchen renovation, there are a few things to be aware of. First is the sacred kitchen triangle – your stove, sink and refrigerator should be positioned in an easy-to-access triangle so you can seamlessly move from one to another. Also, seating. Kitchen designer and owner of Provincial Kitchens, Dominique McAdam, urges you to make one end of your kitchen island a table people can be seated around, “otherwise you end up sitting like little ducks in a row.” Having all the stools in one line is a bit antisocial and can make the person behind the sink feel like they’re being interviewed by a panel.

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To encourage uncluttered bench tops, McAdams always builds oil and spice drawers next to the stove so they’re handy to use and put away. She also varies the heights of tiles, paneling and cabinetry on the walls so they don’t all end up in one line. “This creates visual interest and doesn’t look so block-y,” she says.

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Scroll down for a large swathe of kitchen inspiration, from minimalist Scandinavian designs to colourful modern takes on the heart of the home.

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