Category: News

Home / Category: News

Arrampicata sportiva: domenica 20 marzo 2016 la prima tappa della Coppa Italia Boulder 2016 è stata vinta a Roma da Michael Piccolruaz e Giorgia Tesio, davanti a Riccardo Piazza e Laura Rogora (2° posto) e Stefan Scarperi e Annalisa De Marco (3° posto).

Dopo la pausa invernale, la Coppa Italia Boulder è entrata nel vivo sabato e domenica scorsa nella palestra Rock It Climbing di Roma con la prima delle cinque tappe di questa stagione. 86 atleti e 44 atlete si sono dati appuntamento sabato mattina con il primo turno di qualifica, mentre domenica mattina era già arrivato il momento del turno successivo per i 50 semifinalisti. Per la finale di domenica pomeriggio si sono qualificati, tra gli uomini, Alessandro Palma, Riccardo Piazza, Michael Piccolruaz, Gabriele Moroni, Stefan Scarperi e Andrea Zanone, mentre in campo femminile il biglietto per l’ultimo round è stato staccato da Camilla Bendazzoli, Andrea Ebner, Asja Gollo, Annalisa De Marco, Laura Rogora e Giorgia Tesio.

Nella difficile finale maschile ad avere la meglio è stato il gardenese Michael Piccolruaz, davanti a Riccardo Piazza e Stefan Scarperi, secondo e terzo rispettivamente, seguiti poi da Zanone, Moroni (primo dopo entrambe le qualifiche) e Palma. La gara femminile è stata vinta invece dalla giovane piemontese Giorgia Tesio, davanti all’atleta di casa Laura Rogora. Annalisa De Marco con il 3° posto ha chiuso il podio, mentre a completare la lista delle finaliste sono state Andrea Ebner, Camilla Bendazzoli ed Asja Gollo, quarta, quinta e sesta rispettivamente. Oltre ad essere il debutto di stagione, la gara di Roma è stata anche un momento importante per capire le forze in campo prima dell’imminente Coppa del Mondo Boulder, che inizierà a Meiringen in Svizzera il prossimo 15-16 aprile.

Presenti alle premiazioni il presidente della FASI nazionale e quello regionale Ariano Amici e Antonella Strano, e con loro il Segretario generale Antonio Ungaro e Cristina Chiuso, Delegata Coni Roma. Per quel che riguarda il Coni regionale non è poi passata inosservata la visita del presidente Riccardo Viola, che nella giornata di sabato aveva assistito alla giornata delle qualificazioni parlando e confrontandosi a lungo con atleti, giudici e organizzatori.

Michael Piccolruaz in finale

Click Here: titleist golf balls

Aris Theodoropoulos presenta Arginonta Valley e Black Buddha, due nuove falesie sull’isola di Kalymnos in Grecia.

Arginonta Valley e Black Buddha sono due falesie sviluppate recentemente sull’altro lato della strada della famosa falesia Arginonta. Entrambe le nuove falesie sono state sviluppate grazie al programma di manutenzione e creazione di nuove vie finanziato dalla Unione Europea per l’anno 2015/16.

Le nuove falesie soddisfano il bisogno a Kalymnos di ulteriori vie di media difficoltà, all’ombra. Con la stragrande maggioranza delle vie gradate tra il tra 5c al 7a e l’ombra dalle 10:00 alle 16: 00 a Black Buddha o da mezzogiorno fino alla fine della giornata a Arginonta Valley, entrambe le nuove falesie sono destinate a diventare molto popolari.

La falesia Arginonta Valley è situata sopra una valle con bellissimi ulivi secolari. Gli alberi erano stati completamente trascurati, ma il terreno è stato pulito e ora si può godere della loro ombra. I tre settori di questa falesia offrono un po‘ di tutto: placche verticali con buone prese, alcune striature orizzontali, pance e strapiombi solcati da canne. La maggior parte delle vie sono state chiodate da Aris Theodoropoulos e Claude Idoux.

Black Buddha è situata sopra la falesia Arginonta Bay, con bellissime e insoliti panorami sul paese e sul mare. Con molte ore di ombra verso mezzogiorno questa falesia è un’altra buona opzione nelle giornate più calde; tuttavia, l’avvicinamento è al sole. La maggior parte delle vie offre difficoltà attorno al 6a, su roccia grigia/nera, con placche a pance, che spesso nascondono delle buone prese in alto. La maggior parte delle vie sono state chiodate da Claude Idoux.

Attualmente i gradi non sono ancora confermati, visto che le vie sono nuove e finora hanno visto soltanto una manciata di salite. Come sempre, accogliamo con favore i vostri suggerimenti riguardante le difficoltà. La manciata di piccoli negozi ad Arginonta sono perfetti per rilassarsi dopo aver scalato a Arginonta Valley o Black Buddha.

di Aris Theodoropoulos

KALYMNOS CLIMBING FESTIVAL
Dal 7 – 9 ottobre 2016 si svolgerà sull’isola il Kalymnos Climbing Festival, con ospiti speciali come Angela Eiter, Roger Schaeli e Urko Carmona Barandiaran. Gli eventi includono la maratona d’arrampicata, arrampicata Deep Water Solo, Slackline, “Marasi climbing” per bambini e serate con Barandiaran e Eiter, rispettivamente venerdì e sabato. Per ulteriori informazioni visitate: climbkalymnos.com

SCHEDA: Arginonta Valley, Kalymnos

SCHEDA: Black Buddha, Kalymnos

SCHEDA: Arrampicare a Kalymnos, Grecia

Click Here: cheap pandora Rings

Alpinismo: il 08/04/2017 la Guida Alpina Eraldo Meraldi di Valfurva e Stefano Bedognè di Bormio hanno effettuato la salita di Magic line (400 m – III, M4, neve max 60°), una nuova via di misto sulla parete nord del Monte Foscagno (Vallaccia Corta, Valdidentro, Alpi Retiche).

Sulla parete nord del Monte Foscagno (3059 m) in Vallaccia Corta una nuova via di salita si va ad aggiungere alle precedenti aperte sull’avancorpo nord-est. “Magic line” è una linea diretta ed estetica dove l’espressione alpinistica raggiunge quell’armonia di movimenti da sempre ricercati da chi va per montagne. Non è certamente una passeggiata ma nemmeno una salita estrema; qui si fondono il piacere della salita tecnica e l’ambiente che solo le pareti nord possono offrire.

Guida Alpina Eraldo Meraldi

Magic line di Stefano Bedognè

Una linea magica in una valle magica, là dove i sognatori ed i conquistatori del nulla hanno ancora spazio per immaginare e tracciare estetiche ed intriganti linee su per le montagne, tra neve, bancate rocciose, creste, crinali, canali ed avvallamenti. Proprio là, tra quelle montagne, inumidito dalla fredda brezza dell’aurora, riscaldato dai caldi colori del tramonto o accecato dalla lucentezza del mezzodì, l’occhio ceruleo del “Don Chisciotte” alpinista furvese riesce a vedere quei segnali che si trasformeranno prima in linee immaginarie, poi in sogni ed infine in appassionanti emozioni.

“Magic line” è l’ultima di quelle vie a lungo immaginate ed inseguite in quella vallata, già tentata in solitaria e non conclusa al primo tentativo per colpa di una placca rocciosa che seppur alta solo una decina di metri, rimane troppo lunga e tecnica da affrontare senza alcuna protezione per chi a casa, tra le braccia delle sue dolci donne ha già trovato l’essenza della vita.

Ogni alpinista vive però anche un amore segreto con la montagna, un amore diverso da quello che si prova tra esseri umani, diverso nelle forme, nei colori, diverso in tutto ma alla fine cosi uguale. La montagna è quell’amica che sa scaldarti il cuore nel mezzo di una tormenta, sa farti piangere di gioia e di dolore, sa regalarti un arcobaleno in un giorno di tempesta, sa farsi a lungo desiderare prima di lasciarti salire. La montagna non si dà pienamente a quegli occhi e a quei cuori che non son preparati ad accogliere i suoi segreti. La montagna è la, sempre uguale ma ogni giorno diversa.

Tra quelle montagne, pazzi e sognatori a volte si incontrano condividendo pensieri, emozioni, gioie, tristezze, storie di vita e storie di montagna. La tra quelle valli non di rado nascono forti legami per i quali pochi sguardi valgono più di mille parole.

E’ cosi che quando “Don Chisciotte” chiama, il suo fedele scudiero “Sancho Panza”, senza fare domande predispone il suo zaino e si prepara, al fianco del suo cavaliere, ad inseguire nuovi mulini a vento, nuovi panorami, colori ed emozioni.

I due affiatati compagni, con “Don Chisciotte” sempre avanti ad indicar la strada, hanno salito questa nuova splendida linea sul monte Foscagno, tra ripidissimi pendii nevosi e brevi bancate rocciose. Arrivati in vetta, in una splendida giornata di sole, tutte le emozioni si sono condensate in uno sguardo ed una stretta di mano. “Magic line”, la linea magica, si è conclusa con un semplice grazie tra tre amici e leali compagni di gioco. La magia, anche per oggi si è conclusa ricordandoci che là in fondo, nelle nostre valli, ci aspetta la vita reale.

Al mio Amico Eraldo, il “Don Chisciotte” delle montagne
Stefano Bedognè

Monte Foscagno – Alpi Retiche – Gruppo della Cima Piazzi – Catena del Pradisino “Magic line” – 400 m – III, M4, neve max 60°.
RELAZIONE TECNICA
ACCESSO STRADALE:
da Bormio per Livigno passando i paesi di Isolaccia, Semogo e le Baite di Arnoga. Dopo aver superato la seconda galleria si posteggia nell’ampio parcheggio sulla destra, oppure si continua fino alla semicurva all’entrata della Vallaccia Corta dove ci sono un paio di posti per parcheggiare.
ACCESSO: si entra in Vallaccia Corta passando a destra dell’evidente vallo paravalanghe e si prosegue passando dopo circa 300 metri sul lato destro idrografico. Si risale un breve tratto ripido portandosi così in un ampio pianoro. Si prosegue gradualmente verso destra risalendo nel tratto finale un ripido canale, giungendo così sull’anfiteatro della vallata. Ci si porta verso la direttiva della parete nord del monte Foscagno e si va a salire il ripido pendio finale che porta alla base della parete (1.15 – 1.30 h).
MATERIALE: corda 60 m, ramponi, 2 piccozze, casco, set di friend dal 0.3 al 4 BD, cordini e fettucce.
DISLIVELLO: 260 m, SVILUPPO: 400 m, ESPOSIZIONE: N
ITINERARIO: 1: canale nevoso – 45-60° – 150 m 2: risalto roccioso – M3, – 10 m 3: canale nevoso – 45-60° – 80 m 4: risalto roccioso misto neve – M4 – 20 m 5: canale nevoso diagonale – 45-50° – 40 m 6: risalto roccioso misto neve, canale nevoso – M3 – 45° – 50 m 7: canale nevoso, cresta 35-40° – 50 m
DISCESA: dalla vetta sommitale scendere in direzione est lungo un ripido canale nevoso fino alla sella, da qui lungo l’evidente canale si ritorna alla base della parete.

Click Here: Pandora Jewelry

Da domani giovedì 3 novembre 2016 torna in edicola il nuovo numero de Il Manifesto In movimento. In questo numero la montagna la raccontano i ventenni, con il loro linguaggio e senza filtri. L’editoriale di Francesca Colesanti.

Sogno, gioco, avventura, libertà. Il refrain è lo stesso ma a parlare stavolta sono i giovani.

“Costruiamo un numero fatto da under 30”, ci siamo detti qualche mese fa in redazione.

Certamente non per entrare anche noi nella scia della rottamazione o perché già stanchi delle vecchie, nobili, imprese. Ma solo per capire e dare spazio a una curiosità che crediamo non sia solo nostra: la montagna, le falesie, il ghiaccio, l’indoor, visti con gli occhi dell’ultima generazione del secolo scorso (e anche di qualcuno di questo millennio), raccontati direttamente con il loro linguaggio, senza filtri giornalistici, senza orpelli, senza tentativi di aggiustamento.

IN QUESTO NUMERO li abbiamo lasciati parlare, descriversi, riflettere, cercando solo di stimolarli senza influenzarli. Per scelta a priori, il nostro lavoro di editing si è ridotto all’osso.

Quanto leggerete è autentico al 100%. I giovani autori e autrici si sono intervistati fra loro tra risate, imbarazzi, incertezze e sfide. Si sono raccontati come volevano. Abbiamo buttato un occhio al Nord e al Sud, ai “vivai”, alle palestre nelle scuole, alla nazionale di sci alpinismo, all’arrampicata come strumento di formazione di un adulto “equilibrato”. Con loro siamo “scesi” nelle falesie del Molise o “saliti” sui versanti del Gran Zebrù e del Parco dello Stelvio.

Guide alpine, atleti, rifugisti, arrampicatori e sassisti, tracciatori, campionesse di “dry tooling” e intrepidi “slackliner”.

I protagonisti di questo numero sono ragazzi e ragazze comuni ma allo stesso tempo fuori dal comune rispetto ai propri coetanei.

Alcuni sono figli d’arte, in qualche caso atleti con una lunga tradizione alle spalle. Altri invece hanno scoperto per caso il mondo verticale, artificiale o naturale che sia. Per alcuni è uno sport, con tutti gli annessi di gare, allenamenti, diete. Per altri la roccia è una “dolce amante da accarezzare”. Per altri ancora arrampicare o sciare è un lavoro.

A qualcuno la montagna ha insegnato ad avere pazienza, a sorridere, ad “apprezzare il silenzio forzato delle salite”. Qualcuno sogna di realizzare “il primo 9c” o di conquistare la prima medaglia olimpica italiana nella propria disciplina. Altri infine si ripromettono di andare a mettere il naso in Verdon o in Yosemite “solo da vecchi”, per vedere l’effetto che fa una via di più tiri.

QUI NON ESPRIMIAMO GIUDIZI né auspichiamo sviluppi, ma qualunque cosa siano diventati oggi gli sport in verticale o “di gravità”, l’Italia è purtroppo indietro rispetto agli altri paesi, almeno a livello di opinione pubblica o di senso comune, anche politico e istituzionale. I nostri vicini francesi e austriaci stanno costruendo esperienze importanti e consapevoli che partono dall’educazione fisica a scuola e finiscono all’aria aperta.

di Francesca Colesanti

p.s. il prossimo numero di “in movimento” sarà un’edizione speciale. Un numero doppio da 32 pagine allo stesso prezzo. Sarà in edicola dal 1 dicembre, prenotatelo.

I numeri precedenti di in movimento in formato pdf li puoi acquistare qui

Edizioni precedenti:
Agosto: Dall’impresa di Kurtyka, Kukuczka e MacIntyre sul Makalu del 1981 ai trent’anni del Rockmaster ad Arco di Trento
Luglio: Dedicato a chi è in cammino
Giugno: Pedalo dunque sono
Maggio:Nuovi mattini
Marzo:Roccia
Febbraio:Ghiaccio e Neve

Click Here: Arsenal FC Jerseys

Il video della discesa in sci di Giulia Monego e Yannick Boissenot della Becca di Monciair in Valsavarenche, anche conosciuta come il Piccolo Cervino Del Gran Paradiso. L’introduzione di Davide Capozzi.

La Becca di Monciair è una bella montagna di 3544m che si trova nella Valsavarenche nel massiccio del Gran Paradiso. Per la sua forma ricorda un Cervino in miniatura, si perché l’altezza del suo versante Nord è di soli 350m.

La montagna è ben visibile già dal parcheggio di Pont in Valsavarenche e ancor più dal rifugio Vittorio Emanuale. La sua parete Nord è una delle più facili della zona, ma per estetica è forse la più bella.

Dal punto di vista sciistico, la discesa più interessante è lo scivolo Nord (45° con un breve tratto più ripido nella parte sommitale), che raramente è percorribile dalla cima senza l’ausilio di una calata in corda doppia o un breve tratto di disarampicata.

Un’altra discesa che viene normalmente percorsa nel versante Nord è il canale Nord Est (40° – 45°), il cui accesso avviene direttamente dalla cima della montagna. Questo itinerario ripercorre in parte la via normale della Becca di Monciair.

Tra questi due itinerari possiamo trovare un canale più diretto e esposto percorso domenica scorsa da Giulia Monego e Yannick Boissenot. Difficile dire se sono stati i primi, ma di sicuro non è un itinerario che ha mai ricevuto molte visite a causa della barra rocciosa che si trova alla base, che obbliga (tranne che in inverni molto nevosi), una calata in corda doppia o un tratto di disarampicata.

diDavide Capozzi

Click Here: watford football shirts

Venerdì 25 agosto ad Arco, Mike Kosterlitz sarà l’ospite d’onore della 12° edizione degli Arco Rock Legends, gli Oscar dell’arrampicata sportiva. Al climber e Premio Nobel per la Fisica 2016 sarà consegnato il Climbing Ambassador by Dryarn® di Aquafil. I candidati del Wild Country Rock Award sono Stefano Ghisolfi (Ita), Margo Hayes (USA) e Adam Ondra (Cze), mentre Shauna Coxsey (GB), Janja Garnbret (Slo) e Domen Škofič (Slo) sono stati nominati per il La Sportiva Competition Award.

“Voglio vedere il Rock Master. Sono proprio curioso di capire quanto l’arrampicata si sia evoluta e sviluppata in tutti questi anni. Sì, sono proprio curioso…” A dircelo – ieri all’aeroporto di Malpensa quando siamo andati ad accogliere lui e sua moglie Karin Berit – è uno che per tutta la vita è stato motivato dalla curiosità di conoscere e scoprire: il mitico Mike Kosterlitz, arrivato in Italia per festeggiare il 12° Arco Rock Legends e ricevere (il prossimo venerdì sera) il prestigioso premio Dryarn Climbing Ambassador.

John Michael Kosterlitz come tutti sanno aveva lasciato il suo segno nell’arrampicata negli anni ’70, con salite di spessore, in Valle dell’Orco ma non solo, prima di essere costretto ad abbandonare l’arrampicata per motivi di salute proprio quando era all’apice della sua carriera. Da allora si è dedicato alle sue ricerche che gli sono valse… il Premio Nobel per la Fisica 2016.

Click Here: toulon rugby shop melbourne

Ora Kosterlitz è ritornato in Italia per ricevere il Climbing Ambassador degli Arco Rock Legends. Per festeggiarlo degnamente, e per ricordare le prestazioni più importanti degli ultimi 12 mesi in falesia ed in gara quest’anno, agli Arco Rock Legends venerdì sera ci sarà una chicca assolutamente da non perdere. Infatti, la serata sarà animata dai musicisti della Bottega Baltazar (Giorgio Gobbo, Graziano Colella e Sergio Marchesini) che suoneranno per la prima volta insieme a Debora Petrina mentre sullo scherma del Casinò di Arco scorreranno le immagini di un anno di grande arrampicata in falesia e nelle gare.

Sarà un tuffo artistico ed arrampicatorio DOC quello proposto da questo speciale quartetto in una serata presentata da Kay Rush (e per la regia di Vinicio Stefanello / planetmountain.com) che farà rivivere la mitica arrampicata degli anni ’60 e ’70 ma anche quella dei nostri giorni visto che sul palco saliranno campioni come Stefano Ghisolfi, Margo Hayes, Adam Ondra (nominati per il Wild Climb Rock Award) e come Shauna Coxsey, Janja Garnbret e Domen Škofič (in nomination per il La Sportiva Competition Award). La serata promette di essere unica, assolutamente da non perdere.

Gli Arco Rock Legends fanno parte ovviamente del 31° Rock Master Festival che inizierà domani (giovedì 24 agosto) con il Rock Junior, la gara di arrampicata per i più piccoli, per poi continuare venerdì mattina con il Rock Master che funge anche come quarta tappa della Coppa del Mondo Lead e Speed che anticipa la serta degli Arco Rock Legends. Sabato mattina si continuerà con il programma fittissimo di gare Lead, Boulder e con il Duello per poi chiudere la serata in bellezza con i Siete Venas, la Band Rock di El Chalten ai piedi del Cerro Torre in Patagonia. La domenica, invece, è tutta dedicata ai più giovani arrampicatori e le loro famiglie ancora con il Rock Junior.

Per proteggere i monumenti nazionali statunitensi, ieri i climbers Sasha DiGiulian, Alex Honnold e Tommy Caldwell sono stati al Campidoglio a Washington insieme a Libby Sauter, Kai Lightner dove sono stati ascoltati dal Senato degli Stati Uniti d’America.

Con l’insediamento di Donald Trump il 20 gennaio scorso, il mondo dell’outdoor statunitense è in subbuglio. In aprile il neo presidente USA aveva ordinato una completa revisione dei monumenti nazionali come designati dal 1996. Secondo l’American Alpine Club (il club alpino statunitense) questa revisione potrebbe avere un impatto negativo su milioni di ettari di terreno pubblico (per capirci, i grandi Parchi naturali) attualmente protetti. Nella lista dei 27 monumenti da verificare c’è anche il famoso Bears Ears National Monument – il primo monumento nazionale che ha riconosciuto l’importanza dell’arrampicata – creato come da noi riportato dal presidente uscente Barak Obama a fine mandato e che avrebbe protetto per sempre l’Indian Creek, il Lockhart Basin, l’ Arch Canyon, il Texas Canyon e molte altre zone d’arrampicata.

L’ American Alpine Club, l’ Access Fund e diverse altre organizzazioni si sono subito mosse per proteggere questi territori. Così, proprio ieri, giovedì 11 maggio 2017, i climbers Sasha DiGiulian, Alex Honnold e Tommy Caldwell sono stati ascoltati dal Senato degli Stati Uniti mentre spiegavano l’importanza di questi monumenti per tutti, non soltanto per il mondo arrampicata. I tre sono stati accompagnati a Capitol Hill a Washington anche da altri climbers tra cui Libby Sauter e Kai Lightner. La Di Giulian ha spiegato: “Abbiamo partecipato a riunioni in cui abbiamo parlato ad un sacco di gente che ha potere dell’apporto economica che l’arrampicata porta a queste zone, delle nuove opportunità di lavoro, delle ragioni per cui abbiamo bisogno di proteggere il demanio pubblico. C’era di che essere intimiditi ma anche eccitati.”

Monumenti nazionali USA
Basin and Range Nevada
Bears Ears Utah
Berryessa Snow Mountain California
Canyons of the Ancients Colorado
Carrizo Plain California
Cascade Siskiyou Oregon
Craters of the Moon Idaho
Giant Sequoia California
Gold Butte Nevada
Grand Canyon-Parashant Arizona
Grand Staircase-Escalante Utah
Hanford Reach Washington
Ironwood Forest Arizona
Mojave Trails California
Organ Mountains-Desert Peaks New Mexico
Rio Grande del Norte New Mexico
Sand to Snow California
San Gabriel Mountains California
Sonoran Desert Arizona
Upper Missouri River Breaks Montana
Vermilion Cliffs Arizona

Per saperne di più visitate: accessfund.org, climbthehill.org, americanalpineclub.org

Aviator sunglasses have a very distinctive design: that thin, metal frame with its instantly recognisable double bridge, the teardrop-shaped lens dipping down over the eye socket, hiding much of the face from view. Seen balanced on the noses of film stars, 1970s glamazons and many a celebrity dodging paparazzi, the sunglasses have been an enduring accessory for decades.

The aviator’s origins, however, started with a very practical solution to a problem. When pilots began to ascend to ever-higher heights in the early 20th century, they ran into a new issue. These altitudes brought with them headaches and sickness: as well as an inability to see without thick, fur-lined goggles. So the story goes, one American pilot – John Macready – saw a friend’s eyes swollen and frozen when, for a second, at the height of 33,000 feet, he removed his misted-up goggles. The experience shocked him, and ensured that when Macready went on to form a working relationship with Bausch & Lomb, protecting pilots’ eyesight from the glaring sun was top of his agenda.

The result of this partnership was a much more lightweight goggle with green lenses that minimised dazzle, and maximised vision. They were an immediate success, and subsequently went on sale to the public in the late 1930s: Bausch & Lomb labelling them as “Ray-Ban” aviators for consumers, with several new lenses and designs marketed for activities like golf and fishing. 

As the Second World War hit, their use within the military remained widespread: advanced versions of aviators employed both above the clouds and on the ground. In fact, when General Douglas MacArthur landed on the beach in the Philippines in 1944, he was wearing a pair. It was a moment captured by numerous photojournalists and one that is often credited with helping to popularise the design. 

Post-war they slowly became lauded for their fashion potential, as well as their functionality. Alongside continued presence in the military (and later the police), plus sportswear, over time they also made their way onto famous faces. Think of Elvis Presley’s kitsch gold frames, David Bowie with a cigarette dangling nonchalantly from his mouth (above), Paul and Linda McCartney in matching pairs for a family portrait, or Freddie Mercury in a white vest, staring over one shoulder, lenses reflecting back the light.

From the 1970s onwards, aviators were also adopted by a wave of very fabulous women too. Gloria Steinem chose blue lenses while speaking on stage at feminist rallies. Stevie Nicks framed the sunglasses with her wayward fringe. Bianca Jagger paired hers with a slick, all-white suit. Charlotte Rampling (above) wore them with jeans and blazers. Debbie Harry was pure, forceful rock chick in aviators – and she still wears them regularly now, along with the likes of Lily Tomlin who continues to enjoy the aviator’s assertive power. Together, they looked bold – an imposing reclamation of a style more traditionally worn by men.  

Aviators were – and are – a unique kind of sunglasses, suggesting something different to other styles like Wayfarers or cats’ eyes. They have a particular swagger: one suggesting braggadocio and bad behaviour, or maybe just an aloof kind of cool. It’s an energy embodied by a leather-jacket clad Marlon Brando in and Tom Cruise as ’s action hero (above). The same mood is set by Jennifer Lawrence in , capturing the hunger and brittleness of ambition, while pushing her aviators decisively further up her nose. 

Today, there are plenty of aviator styles to choose from, ranging from bright and poppy to angularly futuristic. At Celine’s autumn/winter ’19/’20 show the models looked like perfect 1970s replicas in their knee-length leather boots and dark lenses; Miu Miu elevated the proportions, placing the top bar higher than usual, resting against the wearer’s eyebrows (above); and riffs on the classic design can also be found at Emilio Pucci, Emporio Armani, Eudon Choi and Givenchy. It’s a long way from soaring through the skies – but maybe a bit of that airborne magic still remains. 

Click Here: liverpool mens jersey

These are the 8 biggest fashion trends of 2019

August 16, 2019 | News | No Comments

Gone are the days of buying brand new. The resurgence of vintage and the rise of the resale marketplace, led by The RealReal and Vestiare Collective, as well as increased pressures on designers to manage waste output, have incited an industry-wide shifting of gears as we inch towards a new circular fashion economy.

Smarter consumers interested in maximising their sustainable footprints are looking to buy wares that have been either upcycled, sustainably made or previously loved, thereby extending the shelf lives of our clothes, bags and shoes in our closets.

And retailers and resellers are listening. In their annual report, The RealReal uncovered the top performing brands in the resale market (Gucci and Louis Vuitton guarded their first and second ranks, with Chanel falling behind) as well as the emerging brands consumers are searching for (think newcomers Khaite, Staud and Rejina Pyo). And, while a paradigm shift in the habits of shoppers is clear, it appears demand for streetwear is not only stable, but swelling, with a 281 per cent year to year growth driven by none other than the millennial demographic.

The luxury resale giant also unveiled the biggest marketplace trends of the year, which we count down below. From mini bags to tie-dye, blazers to PVC, these are the styles going viral with the fashion set. How many have you tried?

Mini Bags

From Jacquemus to Fendi, Balenciaga to Chanel, the mini bag trend has reached viral heights in 2019. The original forebear – the Hermès Mini Kelly Bag – surely served as inspiration for the progeny of pint-sized bags delivered down the runways this year. 

Hair clips

Alice bands, scrunchies, barrettes- all are fair game in 2019. A return to hyper-femininity and accessorising breathed new life into headwear this year, which saw a 378 per cent year to year growth in consumer searches on The RealReal as per WWD. 

Tie-dye

Believe it or not: one is never too old for tie-dye. For a fashion education, look no further than tie-dye masters Proenza Schouler and The Elder Statesman for the perfect schooling on how to incorporate tie-dye into your everyday style. 

Neon

There’s no doubt The RealReal has the resurrection of Prada Linea Rossa to thank for its 364 per cent increase in consumer searches for neon. Bright colours and neoprene work hand-in-hand when it comes to nailing neon. Go big or go home.

Blazers

The cool girl’s must-have item, the blazer is the styling staple every woman and man needs in their wardrobe. Whether borrowed from the boys for a boxy, oversized fit (think Vetements) or cinched at the waist (see Balenciaga), it’s no surprise The RealReal shoppers surfed the e-commerce site for blazers with a 161 per cent year on year growth because when it comes to blazers, one is never enough.

Cardigans

Alexa Chung, Carolyn Bessette-Kennedy, Jane Birkin – all spring to mind at the thought of cardigans. The classic-yet-cool throwback staple continues to prove itself a mainstay in 2019, so consider investing in one such version by Toteme or Loewe for trans-seasonal wear.   

Sheer

Is near nakedness in? So it appears. As per The RealReal’s report, a spike in consumer searches for sheer clothing took place in 2019. There’s no doubt Loewe, Fendi and Gucci had a role in this trend’s newfound popularity. 

PVC

Last but not least, the PVC trend is here to stay – though it never really left. Forever cool, PVC’s transparency is especially fitting in today’s climate of clever consumers that want to see what they’re buying, where it has come from and how it will fit into their lives for the long-term. 

Share

16th Aug 2019

Though Meghan Markle bid farewell to her former Hollywood lifestyle long ago and Suits character Rachel Zane over a year ago, it seems the show’s writers are not yet ready to disconnect the famous female character from the television hit’s narrative arc just yet. 

In the latest episode, which aired earlier this week, the character Mike (expertly played by actor Patrick J. Adams) made reference to his former co-character, Rachel. Reflecting on how she’s faring in her new life, Mike makes a clear nod to Markle’s royal reality when he admits “If I told you how good [Rachel is doing], you probably wouldn’t believe me.”  

At the close of season seven, Markle’s show narrative moved her character Rachel to Seattle with husband Mike, where they were headed to set up their own law offices. But the writing team was unwilling to do away with Markle’s character for good, with the official Suits twitter account posting a GIF from the scene with the caption: “Turns out Rachel is doing REALLY well” with a winking emoji. 

Markle, after all, enjoyed a seven-year run on the show, and shot to fame just as the show experienced its height of success. Although she’s no longer a part of it, Markle admitted in her engagement interview that her royal duties signaled “a new chapter” and a new role she was happy to assume.

Though she won’t be returning to our television screens in the same capacity anymore, there’s no telling when, or how often, Suits will interweave Rachel’s life back into the show’s plot. 

Click Here: liverpool mens jersey

Only time – and the discretion of the creative writing team behind the serial hit – will tell.